martedì 11 giugno 2013

Visita culturale Paestum e Velia



VISITA CULTURALE A PAESTUM E VELIA

   
 Domenica 09  giugno                  


ore 7.30
partenza da P.zza Risorgimento;
ore 9.30
arrrivo a Paestum e visita all’area archeologica
ore 11.30
partenza per Casalvelino Marina
ore 12.00
arrivo alla struttura COPACABANA  di Casalvelino Marina
ore 13.00
pranzo – Menù a base di pesce
ore 16.00
visita all’area archeologiva di Velia
ore 18.00
partenza per: (probabile sosta per visitare a Pioppi Il Museo del Mare) – Acciaroli - Costa cilentana – Acropoli – Battipaglia - Benevento
ore 21.00      -  arrivo a Benevento



La Segreteria organizzativa

Riferimenti: prof. Michele Benvenuto
335.5215964 – 366.5686041






Poseidonia venne fondata verso il 600 a.C. per opera dei Sibariti, i quali, come ci informa Stra­bone, per prima cosa eressero una rocca fortifi­cata sul mare, forse sul promontorio di Agropo­li, a sud della pianura pestana, dove sono stati rinvenuti significativi resti di un tempio arcaico, probabilmente intitolato a Poseidon, la divinità eponima della nuova città. Altri luoghi di culto dovet­tero sorgere a protezione dei confini della nuova fondazio­ne: di essi, il più importante, per la monumentalità dei re­sti e per la valenza religiosa, fu il santuario di Hera sulla riva sinistra del fiume Sele. Al momento stesso della fondazione i coloni si preoccuparono di individuare l’area destinata alle attività agricole e alle sepolture e quella della futura città, quest’ultima a sua volta divisa in grandi zone funzionali, riservate rispettivamente alle attività religiose, a quelle politiche e a quelle private. Se dei grandi templi del santuario settentrionale (il cd. tempio di Cerere) e del santuario meridio­nale (la Basilica e il cd. Tempio di Nettuno) non si era mai perduta completamente la memo­ria, pur se affidata fino alla metà del Settecento esclusivamente all'erudizione locale, il resto del­la città, salvo qualche testimonianza isolata, do­vette attendere gli scavi dei moderni, soprattutto quelli compiuti nel ventesimo secolo. Le ricerche degli archeologi, fra i quali vanno ricordati almeno Vittorio Spinazzola, Amedeo Maiuri, Pellegrino Claudio Sestieri, Mario Na­poli ed Emanuele Greco, hanno permesso di riportare alla luce strade,piazze, edifici sacri e edifici pubblici, case della città antica e insieme di ricostruire la storia di uno dei più importan­ti siti della Magna Grecia, che a due secoli dalla fondazione vide l'avvento dei Lucani e più tardi conobbe il dominio di Roma, dopo il quale vi furono solo ab­bandono, malaria e povertà.
La «riscoperta» della città avvenne alla metà del 1700 e la fama di Paestum e dei suoi mirabili templi si diffuse fra gli intellettuali di tutta Eu­ropa, promuovendo l'intramontato mito dell'ar­chitettura greca ed eleggendo il dorico pestano a simbolo della forza e del rigore dell'antico. Oggi chi visita l'area archeologica si trova di fronte a una miriade di monumenti e di testi­monianze di epoche diverse, da quella greca a quella romana, e deve compiere il difficile, ma fascinoso e suggestivo sforzo, di ricomporre i singoli frammenti attraverso il lungo cammino della storia. Scoprirà allora che assai poco si è conservato delle prime fasi di vita della città: le ceramiche greche dall'area dell'abitato e delle tombe (in esposizione al Museo) e i resti di un tempietto arcaico con grondaie a teste leonine, numerate con le lettere dell'alfabeto acheo (anch'esse in esposizione al Museo), rinvenuti a sud del cd. tempio di Cerere, nell'area del santuario setten­trionale. Assai più ricca è la documentazione contem­poranea restituita dal santuario di Hera al Sele, fra cui spicca l'imponente complesso di metope scolpite con episodi del mito di Eracle e del ci­clo troiano, che rappresentano a buon diritto il cuore della sezione greco lucana del Museo di Paestum. Al decenni finali del VI secolo a.C. appartengo­no le opere di definizione dell'impianto urbano, con la creazione degli isolati e dei tracciati viari e la realizzazione dei grandi spazi pubblici e delle monumentali aree sacre: fu allora che venne ri­tagliata l'area dell'agorà e edificato il sacello eroi­co del fondatore, simbolo della coscienza civica e politica della comunità. Di esso il rinnovato percorso museale espone lo straordinario corre­do, costituito da otto splendidi vasi di bronzo, un'anfora attica a figure nere con rappresenta­zione dell'apoteosi di Eracle e cinque lunghi spiedi di ferro, originariamente deposti su una tavola di pietra, a memoria degli aspetti rituali e sacrali della cerimonia arcaica del banchetto. All'incirca contemporanei sono i primi templi di pietra: la cd. Basilica (in realtà un tempio di Hera) nel santuario meridionale, significativa­mente intitolato alla dea madre degli Achei, la stessa del santuario del Sele, e il più recente tempio di Cerere (in verità di Athena) nel santuario settentrionale. Al V secolo a.C. appartengono invece l'ekklesia­sterion, l'edificio dell'agorà destinato, qui come nella Grecia propria, alle assemblee politiche, e il cd. Tempio di Nettuno del santuario meri­dionale, quasi certamente dedicato a Zeus o ad Apollo, capolavoro dell'architettura greca dello "stile severo". Da quest'area proviene la bella sta­tua fittile di Zeus in trono, esposta nei Museo e datata intorno al 530-520 a.C. Uno dei monumenti più famosi della Poseido­nia di età classica resta la tomba del Tuffatore,del 480-470 a.C., che ha restituito le celebri pitture con scene di simposio e con la raffigura­zione, sulla lastra di copertura della cassa, di un giovane nudo che si lancia nell'aria superando una costruzione in blocchi in direzione di uno specchio d'acqua sottostante. Alla fine del V secolo a.C. i Poseidoniati vengo­no sconfitti dai Lucani, una popolazione italica appartenente a quella stirpe sannitica che era oramai dominante in tutta la Campania, a Ca­pua e a Cuma. I segni più vistosi di questa fase rimangono in alcune parti della poderosa cinta muraria, con porte e torri di difesa, rimaneggiata poi dai coloni romani, e nelle decine di tombe dipinte esposte al Museo, che costituiscono il più cospicuo corpus di pittura funeraria che il mondo antico ci ha lasciato. Il carattere ricor­rente delle scene figurate (il ritorno del guerrie­ro, i giochi e il cerimoniale funebre, le scene di caccia e di duello, le attività della sfera domestica femminile), insieme all'analisi degli oggetti del corredo di accompagno, ha consentito di resti­tuire un quadro degli usi e delle credenze fune­rarie della comunità. Anticipatrici di mode e tendenze che saranno proprie della cultura figurativa di epoca romana sono infine le tombe a camera di Spinazzo, che, sullo scorcio del secolo e alla vigilia della nuova colonia, esibiscono scene di commiato e cortei funebri con veri e propri ritratti realistici.
La statua bronzea del Marsia apre la sezione romana del Museo: a ragione essa è stata definita un'opera simbolo della raggiunta libertà daparte dei coloni, così come ci insegnano gli autori antichi e la statua gemella d Foro di Roma.
I nuovi occupanti non modificarono nella sostanza il tessuto urbanistico della fase greco-lucana: restaura­rono i vetusti templi di pietra e mantennero la divisione per stri­gas degli isolati. Assai più incisivo fu però il loro in­tervento nel cuore della città politica, dove provvidero a cancellare la me­moria del sacello eroico e dell'ek­klesiasterion, e a realizzare il Foro, con i nuovi tipi edilizi del Comizio, della Basilica e del Macellum. Se le iscrizioni e le stipi votive restitui­scono un'idea delle rinnovate forme di religiosità pubblica, le abitazioni private, con i loro ricchi apparati decorativi (mosaici e marmi), testi­moniano l'avvento delle nuove mode di ispirazione ellenistica.
Per l'età imperiale, particolarmente ricca è la documentazione epigrafica.

Da: POSEIDONIA –Soprintendenza per i Beni







 


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