mercoledì 12 febbraio 2014

l'EVOLUZIONE DELLE AUTO D'EPOCA

A causa di indisponibilità del prof. Francesco Morante la conferenza " Usi, costumi e tradizioni del Carnevale Beneventano" è stata rinviata.
Il giorno 20 febbraio, al suo posto, presso la sala conferenze del Cesvob - Palazzo del Volontariato - viale Mellusi (ex Caserma dei Vigili del Fuoco), alle ore 17.00 il prof. Michele Benvenuto tratterà il tema:
L'EVOLUZIONE DELLE AUTO D'EPOCA E DELLA DONNA AL VOLANTE.

venerdì 7 febbraio 2014

Conferenza prof.Morante

Giovedì 20 febbraio alle ore 18.00 presso la Sala Dante del Convitto Nazionali Giannone il prof. Francesco Morante terra' una conferenza dal titolo : Usi, costumi e tradizioni del Carnevale beneventano.
A seguire, il Maestro Cosimo Minicozzi al pianoforte.
E' questa la prima conferenza calendarizzata per il 2014 da Archeoclub è patrocinata dal Convitto Nazionale grazie al Dirigente Scolastico Giulio De Cunto

lunedì 3 febbraio 2014

Visita al Musei Archeologico Nazionale della Valle Caudina

L’Archeo Club a Montesarchio



Il giorno 25 gennaio u.s. la Sede Beneventana di Archeoclub d’Italia ha organizzato una visita al Museo Archeologico Nazionale della Valle Caudina. Tanti i partecipanti interessati a questo importante spazio culturale con il quale si è dato corso al fitto programma di visite calendarizzate per il corrente 2014 dal presidente M. Benvenuto.
“Rosso immaginario” è il titolo di una esposizione di vasi sannitici allestita con gusto intelligenza e scientificità nel Castello D’Avalos di Montesarchio, oggi Museo archeologico nazionale del Sannio caudino. L’esposizione sarà visitabile gratuitamente fino a tutto settembre 2014, salvo proroghe (e sarebbe iniziativa auspicabile, almeno per ripagare l’immane sforzo organizzativo compiuto dalla Sovrintendenza ai beni culturali della Campania. Per offrire al pubblico la sequenza di reperti archeologici recuperati nel tempo sulla piana della presunta Caudium si è infatti proceduto su due binari: da un lato il restauro (da completare sul versante esterno) dello storico maniero e dall’altro l’adattamento degli spazi interni per le necessità di una rassegna capace di coinvolgere sia l’inclito sia il profano (per esemplificare le diverse categorie di visitatori come intellettuali, turisti, scolaresche). Operazione non facile dovendo utilizzare ambienti di media dimensione accanto a vani di ridotta capienza, tenendo presente che per lungo periodo la rocca ha avuto funzioni di prigione prima con il Borbone e poi con il Savoia come spiegano con chiarezza e preparazione gli addetti al complesso monumentale.
Questa straordinaria vetrina sui reperti sannitici si apre con una illustrazione sul popolo caudino sotto il profilo etnico e territoriale, ricorrendo spesso ad espressioni didattiche a tutti comprensibili, prima di esplorare una serie di pezzi straordinari (crateri, vasi, cocci, reperti di varia utilità) visti in chiave virtuale e attraverso gli originali, peraltro restaurati in modo perfetto dopo il complesso recupero nella vasta necropoli individuata nella valle: finora sono circa tremila i ritrovamenti ma potrebbero crescere ancora se i fondi per gli scavi fossero illimitati. L’intitolazione della mostra al “Rosso immaginario” si collega all’uso del colore per le figure dipinte sui manufatti locali in contrasto con il nero tipico della produzione attica alla quale certamente si ispirava. Appare davvero difficile trasmettere le sensazioni culturali offerte da questa rassegna all’animo del visitatore. Tale almeno era l’opinione degli amici dell’Archeo Club di Benevento che recentemente in folto gruppo hanno visitato la mostra. Da tutti è stato espresso un giudizio positivo per quanto riguarda l’allestimento mentre un certo stupore ha destato la mancanza di testi (guide o saggi) per rievocare anche a distanza di tempo questa bellissima esperienza.
Nel corso della escursione a Montesarchio (visitate anche l’antica e affascinante abbazia di San Nicola e il santuario della Trinità, grazie all’ospitalità del parroco don Ivan) non poteva mancare una discussione sull’origine del toponimo. Esclusa la superata credenza che puntava sulla corruzione di Mons o Ara Herculis, tempio di Ercole peraltro mai esistito, oggi si concorda sull’aggiornata espressione di Mons Arcis o Mons Arcium, colle delle fortificazioni, sulla base di quanto proclamato 130 anni fa da Alfonso Meomartini e ribadito nel 1917 da Antonio Jamalio il quale precisava che in fondo l’etimologia mista latina-greca Montis-Archos “è come chi dicesse Capo-di-monte, termine così frequente nella toponomastica meridionale: difatti basta considerare la situazione di Montesarchio proprio a capo della catena di colline” sotto il Taburno. Quanto al corpo principale del castello adibito a carcere, esso deve la propria notorietà perché in esso passarono brevemente i patrioti Carlo Poerio e Nicola Nisco (dubbi sulla presenza di Michele Pironti, rinchiuso a Montefusco) e lungamente centinaia di condannati per reati penali prima e dopo l’Unità nazionale.