domenica 26 maggio 2013



GITA   SOCIALE   A   MELFI
domenica 12 maggio 2013




A seguito delle tre " Guerre Sannitiche", nel  III sec. a.C ., ebbe inizio la lunga dominazione romana nella zone del Vulture e, nel 291 a.C. venne fondata  " Venusia", l'odierna Venosa , che ha dato i natali al poeta latino Quinto Orazio Flacco. Il Vulture rappresenta l’espansione di quell’area sannitica che ebbe il suo epicentro in Benevento insignita dell’S.P.Q.B.  Nelle zone interne del Vulture si andò sviluppando una ricca e fertile attività contadina dovuta alla particolare fertilità dei terreni sui quali si erano depositati i prodotti vulcanici leggeri e ricchi di mineralizzazioni del Vulcano da cui la zona ha preso il toponimo. Le ricerche archeologiche attuali, hanno messo in luce questa attività rurale con resti di antichi casolari ed attrezzi di lavoro dell’epoca.
Medioevo e Normanni
Del periodo medievale sono presenti tracce delle attività longobarde e bizantine; infatti, nel 1018, la città di Melfi viene "rifondata" proprio dai bizantini con funzione di fortezza militare.
Nel 1041, fu preda dei  Normanni di Guglielmo Braccio di ferro e del fratello Roberto il Guiscardo e la città di Melfi incominciò ad essere al centro delle vicende storiche dell'epoca; divenne capitale dei possedimenti normanni dell' Apulia e, nel 1059, fu sede del ben noto " Concilio di Melfi " dove, alla presenza del Papa Nicolò II, Roberto il Guiscardo dichiarò di convertirsi al Cristianesimo ottenendo in cambio per se e per la sua famiglia il titolo di Vassallo della Chiesa di Roma e di Principe di Sicilia.

Il castello risale alla fine XI secolo ad opera dei normanni, e sorse in posizione strategica sia per il controllo del punto di passaggio tra Campania e Puglia che per  difendersi dagli attacchi esterni.
La struttura fu luogo di avvenimenti "storici" durante l'era normanna; vi si tennero cinque concili ecumenici, organizzati da cinque diversi Pontefici tra il 1059 e il 1137.
Nel castello di Melfi si tennero, altresì, altri Sinodi: il papa Alessandro II dal primo agosto 1067 presiedette il Concilio di Melfi  II  e ricevette il Principe longobardo di Salerno, Gisulfo II, ed i fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero I di Sicilia. Nel corso del Concilio di Melfi III, nel 1089, il papa Urbano II vi approvò numerosi articoli del diritto canonico romano e indisse la Prima crociata in Terra Santa, poi Pasquale II nel 1101 convocò il Concilio di Melfi IV ed infine Papa Innocenzo II nel 1137 celebrò il Concilio di Melfi V, ultimo della serie.
 Vi fu anche nel 1130 un Concilio di Melfi non riconosciuto dalla Chiesa, perché organizzato dall'Antipapa Anacleto II, che istituì il Regno di Sicilia.
Il castello di Melfi, più volte oggetto di restauri e di interventi di recupero non si presenta con una struttuta architettonica definita, ma piuttosto come una sovrapposizione di stili, pur conservando l’impronta medievale. È composto da dieci torri di cui sette rettangolari e tre pentagonali:
Torre dell'Ingresso, Torre dello Stendardo o dei Cipressi,Torre della Secretaria o Della Terrazza,Torre del Baluardo del Leone,Torre dell'Imperatore o dei Sette Venti, Torre senza nome (restano solo i ruderi),Torre di Nord Est o Torrita Parvula, Torre delle Carceri o di Marcangione, Torre della Chiesa, Torre dell'Orologio.
Il castello di Melfi possiede quattro ingressi di cui, attualmente, uno soltanto  è agibile; uno era collegato con la campagna ed attualmente è murato; un altro, anch'esso murato, si apre nello spalto ed infine, un terzo permetteva di raggiungere il fossato e la città.
L'unico agibile, fu realizzato dai Doria per accedere al paese attraverso un ponte levatoio oltrepassato il quale ci si imbatte in un portale settecentesco che contiene un'epigrafe che ricorda le gesta di Carlo V del Sacro Romano Impero e di Andrea Doria.

Tra il X-XIII sec. nella zona del melfese proliferò la creazione di ordini monastici aderenti soprattutto alla "regola benedettina". Ne sono testimonianze l' Abbazia di San Michele e i resti del complesso di Sant'Ippolito , poste sulle rive dei  laghi di Monticchio , ma anche innumerevoli grotte rupestri affrescate rinvenute nei tenimenti di Melfi e della vicina Rapolla, tra le quali la chiesetta di "Santa Margherita" e quella di " Santa Lucia" .
Con il  tramonto della dinastia  di Federico II la città di Melfi e tutta l'area del Vulture persero di importanza  dando inizio ad  un lungo periodo di decadenza segnato dall'avvicendarsi di varie dominazioni straniere fino a diventare feudo di moltissime famiglie al servizio del regnante di turno.
Con l’unità d'Italia la zona del Vulture si trovò nelle stesse condizioni del resto dell’Italia Meridionale ovvero di DISASTRIA, afflitta da miseria, disoccupazione ed analfabetismo ed  alle dipendenze di poche famiglie "pseudo-nobili",  dedite allo  sfruttamento delle popolazion e delle risorse del territorio.
In questo clima  si sviluppò il fenomeno del brigantaggio post-unitario che ebbe nei piccoli paesi dell'area quali: Rionero in Vulture, Atella, Rapolla, i principali centri della rivolta filo-borbonica;  se ne ricordano gli episodi  facendone riferimento  ai più famosi.
I briganti, che  trovavano rifugio nelle selve vulturine,  rappresentarono una vera e propria forza al di  fuori dal controllo militare piemontese; tra i più famosi briganti le cronache ricordano ROCCO.
  

I Laghi di Monticchio, di forma circolare, pseudocraterica, sono uniti da un canale che riversa le acque del lago piccolo, alimentato da sorgenti subacquee,nell’altro; per le loro dimensioni, si distinguono in Lago Grande e Lago Piccolo; le rispettive conche vulcaniche si differenziano per possedere un aspetto morfologico alquanto differente: il Lago Grande ha delle sponde molto ripide e scoscese, e un fondale fangoso ricco di pietre vulcaniche; il Lago Piccolo  è caratterizzato dalla massiccia presenza di banchi di alghe filamentose e piattaforme di ninfee che coprono la quasi totalità delle sponde. Il livello delle acque dei due bacini, durante le varie stagioni, non subisce grandi variazioni, a causa delle alimentazioni delle sorgenti sotterranee.  Entrambi i laghi hanno la temperatura più elevata rispetto agli altri  laghi d’Italia.
Grazie alla antichissima storia locale fangoso, i Laghi di Monticchio rappresentano l'habitat per la quasi totalità delle specie presenti nelle acque interne italiane. In questi laghi possiamo trovare grossi esemplari di carpe sia comuni che a specchio, ma anche tinche, persici reali, persici trota, alborelle, carassi, scardole, cavedani, capitoni e una specie di alborella unica in italia, che prende il nome proprio dalla zona che circonda questi splendidi bacini, ossia l'Alborella Vulturina



venerdì 24 maggio 2013

DELETA URBS BENEVENTUM

Le ragioni dell’ umana solidarietà
In quest’epoca così complessa della vita italiana, il tema principale di ogni dibattito o di riflessione è quello della crisi economica che ha letteralmente invaso il nostro universo speculativo e di pensiero, con ciò stesso riducendo la nostra società ad una dimensione unica. Tutti noi, ormai quasi per un riflesso condizionato riportiamo ogni disagio e malessere a questa grave tabe che intossica i nostri rapporti sociali e relazionali, inibendo la nostra capacità di esprimere il senso più profondo della nostra esistenza. Neghiamo ogni possibilità di interrogarci sul senso più profondo della nostra umanità. Se al centro di ogni nostra azione non poniamo l’uomo, che  si è determinato nella storia attraverso il cammino estremamente difficoltoso del riconoscimento delle proprie istanze più vitali, rischiamo di ridurlo ad una sola dimensione, come già si è detto sopra.  L’economia, o meglio, l’economicità dei rapporti relazionali è solo uno degli aspetti in cui possiamo determinarci ed essere, e non sempre neanche il più importante. Alla radice di ogni società, infatti, c’è il riconoscimento dell’ integralità umana, che attiene anche all’ economia, ma che non esaurisce la moralità dell’ essere, di questo essere che vive, opera ed agisce con il pericolo costante di rinnegare se stesso, quando nega senso, valore e significato all’ altro. Se si vuole costruire una dimensione totale del nostro riconoscerci prima come italiani e poi come cittadini del mondo dobbiamo ritornare alla storia, alle vicende terribili che hanno oscurato le nostre coscienze attraverso mille episodi di violenze e di sopraffazioni, perché solo in tal modo, riconoscendo errori, siamo in grado di reagire al male di vivere che come peccato originale, ciascuno di noi, e tutti insieme ospitiamo. L’Italia uscì da quella terribile parentesi della II guerra mondiale, veramente in condizioni di degrado morale e materiale, come peggio non si sarebbe potuto pensare: Eppure la reazione di gente disperata, che aveva perso ogni riferimento possibile al valore morale del vivere sociale e personale produsse, come un miracolo, il desiderio di ricostruire, nella colleganza della sofferenza e del male comuni, e di ripristinare i valori della vita e nel rispetto del dolore  di chi aveva perso tutto, anche se stesso. Opera difficile che prese le mosse da uno spirito di umana solidarietà, che andò oltre le classi sociali di appartenenza, alle divisioni politiche, alle difficoltà incommensurabili economiche, ad ogni ideologia. In questa fase storica, è sembrato opportuno all’ Archeoclub di Benevento di rinnovare la manifestazione della Deleta Urbs Beneventum, ormai, se possibile, alla V° Edizione, per ampliare il discorso ad una partecipazione attiva e condivisa, affinchè nella memoria storica delle popolazioni sannite possa ricostruirsi quel patrimonio di eredità sociali e morali di un territorio gravemente ferito, ma capace, altresì, di ricostituire e rendere viva l’eredità dei nostri padri che subirono la violenza dei bombardamenti e delle vessazioni che corruppero la società civile. La morte dovuta alle azioni belliche non distinse tra buoni e cattivi, vincitori e vinti, tra innocenti e colpevoli ,  tra opposte concezioni ideologiche, ma tutti devastò col suo carico di dolore e di male cui fu necessario opporre una reazione mischiata di sangue, strazio e solitudine morale che avrebbe potuto oscurare ancor più la ragione. Per tutto questo la V edizione della Deleta Beneventum vorrà ripercorrere nel tempo e nello spazio della memoria il cammino a ritroso di quel che ora siamo e che forse saremmo potuti essere, nel mantenere vivo il lutto di quella insensata violenza che fu la guerra, veleno mortale dell’ umanità che rinnega continuamente se stessa.