sabato 29 giugno 2013

INTITOLAZIONE DI UNA VIA CITTADINA


I CITTADINI DI BENEVENTO SI ASSOCIANO AI PARENTI DELLE OLTRE DUEMILA VITTIME CIVILI DEI DISASTROSI BOMBARDAMENTI DEL SETTEMBRE DEL '43 PERCHE' L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE, ED IN PARTICOLARE IL SINDACO ING. FAUSTO PEPE, MANTENGANO L'IMPEGNO PRESO NEL 2010 DI DEDICARE UNA STRADA CITTADINA AL TRAGICO ED INFAUSTO EVENTO.
LA SEDE DI BENEVENTO DI ARCHEOCLUB D'ITALIA AUSPICA CHE IL RAGGIUNGIMENTO DELL'OBIETTIVO POSSA INSERIRSI NELLE MANIFESTAZIONI CHE RICORDERANNO L'ECCIDIO NELLA V EDIZIONE DELLA DELETA BENEVENTUM RIMANENDO ANCORA IN ATTESA CHE VENGA ISTITUZIONALIZZATA LA "GIORNATA DEL RICORDO"



venerdì 28 giugno 2013

avviso2

LA SEDE DI BENEVENTO DI ARCHEOCLUB D'ITALIA

E' SITA AL V.LE MELLUSI 

 PALAZZO DEL VOLONTARIATO

(EX CASERMA VV.F.).

OGNI GIOVEDI DALLE ORE 18.00 ALLE ORE 19.30

LA SEDE E' APERTA PER ACCOGLIERE CHIUNQUE

VOLESSE APPORTARE IL PROPRIO CONTRIBUTO

 DI   IDEE O PROPOSIZIONI INTERESSANTI CHE

ABBIANO  COME FINALITA' ASPETTI CULTURALI

RIGUARDANTI IN PARTICOLAR MODO LA CITTA'

DI BENEVENTO, LA SUA STORIA,

LA SUA MONUMENTALITA'

articolo Russo

Deleta Beneventum – E’ partita l’organizzazione per la V Edizione
Le ragioni dell’umana solidarietà
In quest’epoca così complessa della vita italiana, il tema principale di ogni dibattito o di riflessione è quello della crisi economica che ha letteralmente invaso il nostro universo speculativo e di pensiero, con ciò stesso riducendo la nostra società ad una dimensione unica. Tutti noi, ormai quasi per un riflesso condizionato riportiamo ogni disagio e malessere a questa grave tabe che intossica i nostri rapporti sociali e relazionali, inibendo la nostra capacità di esprimere il senso più profondo della nostra esistenza. Neghiamo ogni possibilità di interrogarci sul senso più profondo della nostra umanità. Se al centro di ogni nostra azione non poniamo l’uomo, che  si è determinato nella storia attraverso il cammino estremamente difficoltoso del riconoscimento delle proprie istanze più vitali, rischiamo di ridurlo ad una sola dimensione, come già si è detto sopra.  L’economia, o meglio, l’economicità dei rapporti relazionali è solo uno degli aspetti in cui possiamo determinarci ed essere, e non sempre neanche il più importante. Alla radice di ogni società, infatti, c’è il riconoscimento dell’ integralità umana, che attiene anche all’ economia, ma che non esaurisce la moralità dell’ essere, di questo essere che vive, opera ed agisce con il pericolo costante di rinnegare se stesso, quando nega senso, valore e significato all’ altro. Se si vuole costruire una dimensione totale del nostro riconoscerci prima come italiani e poi come cittadini del mondo dobbiamo ritornare alla storia, alle vicende terribili che hanno oscurato le nostre coscienze attraverso mille episodi di violenze e di sopraffazioni, perché solo in tal modo, riconoscendo errori, siamo in grado di reagire al male di vivere che come peccato originale, ciascuno di noi, e tutti insieme ospitiamo. L’Italia uscì da quella terribile parentesi della II guerra mondiale, veramente in condizioni di degrado morale e materiale, come peggio non si sarebbe potuto pensare: Eppure la reazione di gente disperata, che aveva perso ogni riferimento possibile al valore morale del vivere sociale e personale produsse, come un miracolo, il desiderio di ricostruire, nella colleganza della sofferenza e del male comuni, e di ripristinare i valori della vita e nel rispetto del dolore  di chi aveva perso tutto, anche se stesso. Opera difficile che prese le mosse da uno spirito di umana solidarietà, che andò oltre le classi sociali di appartenenza, alle divisioni politiche, alle difficoltà incommensurabili economiche, ad ogni ideologia. In questa fase storica, è sembrato opportuno all’ Archeoclub di Benevento di rinnovare la manifestazione della Deleta Urbs Beneventum, ormai, se possibile, alla V Edizione, per ampliare il discorso ad una partecipazione attiva e condivisa, affinchè nella memoria storica delle popolazioni sannite possa ricostruirsi quel patrimonio di eredità sociali e morali di un territorio gravemente ferito, ma capace, altresì, di ricostituire e rendere viva l’eredità dei nostri padri che subirono la violenza dei bombardamenti e delle vessazioni che corruppero la società civile. La morte dovuta alle azioni belliche non distinse tra buoni e cattivi, vincitori e vinti, tra innocenti e colpevoli ,  tra opposte concezioni ideologiche, ma tutti devastò col suo carico di dolore e di male cui fu necessario opporre una reazione mischiata di sangue, strazio e solitudine morale che avrebbe potuto oscurare ancor più la ragione. Per tutto questo la V edizione della Deleta Beneventum vorrà ripercorrere nel tempo e nello spazio della memoria il cammino a ritroso di quel che ora siamo e che forse saremmo potuti essere, nel mantenere vivo il lutto di quella insensata violenza che fu la guerra, veleno mortale dell’ umanità che rinnega continuamente se stessa.
                                                                           Giuseppe Russo

lunedì 17 giugno 2013

conferenza giugno

Con il patrocinio del Convitto Nazionale “P.Giannone”,  e nella sua struttura sita in p.zza Roma, l’Archeoclub d’Italia per Benevento, nell’ambito delle attivita’ mensili, ha programmato per il giorno 28 giugno p.v., alle ore 18.30  una conferenza avente per tema:
STORIA E TOPONOMASTICA DI BENEVENTO
Relatore: dott. GIACOMO DE  ANTONELLIS
A seguire: COSIMO MINICOZZI  in Concerto

L'invito è rivolto ai Soci, ai simpatizzanti, ai curiosi, agli storici, alla cittadinanza 

La segreteria organizzativa



giovedì 13 giugno 2013

AVVISO


LA SEDE DI BENEVENTO DI ARCHEOCLUB D'ITALIA

E' SITA AL V.LE MELLUSI 

 PALAZZO DEL VOLONTARIATO

(EX CASERMA VV.F.).

OGNI GIOVEDI DALLE ORE 18.00 ALLE ORE 19.30

LA SEDE E' APERTA PER ACCOGLIERE CHIUNQUE

VOLESSE APPORTARE IL PROPRIO CONTRIBUTO

 DI   IDEE O PROPOSIZIONI INTERESSANTI CHE

ABBIANO  COME FINALITA' ASPETTI CULTURALI

RIGUARDANTI IN PARTICOLAR MODO LA CITTA'

DI BENEVENTO, LA SUA STORIA,

LA SUA MONUMENTALITA'

martedì 11 giugno 2013

deleta beneventum

  Fine estate dell’anno 1943.
Terrore, sgomento, distruzione, morte furono paradigma di una efferata crudeltà che si tradusse in uno dei più grandi massacri della seconda guerra mondiale: gli oltre duemila morti tra la popolazione civile della città di Benevento.
Duemila vittime di un’assurda guerra; una catastrofe che rimane ancora oggi negli occhi dei pochi sopravvissuti.
Ed in questo senso, visto che il ricordo si va sempre più affievolendo è  in fase di organizzazione la V° Edizione della “DELETA BENEVENTUM” ovvero  “Le giornate del ricordo” per far conoscere alle nuove generazioni una pagina importante ed indistruttibile di storia perché ne siano degni custodi; una pagina della storia di Benevento ma, nondimeno, della storia d’Italia.
La locale Sede di Archeoclub d’Italia sarà grata a tutti coloro che vorranno inviare documenti, foto inedite, ricordi storici o partecipare di persona ai dibattiti ed interviste che prevedono, nella consolidata manifestazione settembrina, una proposizione articolata in maniera tale da far rivivere in maniera dinamica e multimediale le emozioni della tragedia.
Certamente le Istituzioni locali, non mancheranno di appoggiare l’iniziativa e di collaborare con Archeoclub per reiterarne il successo.
 Tutti i mezzi  di informazione, le Televisioni, la Stampa che hanno dato sempre ampio spazio a questo evento, riportandolo anche sulle pagine nazionali, abbiano anche quest’anno a cuore, nell’interesse della città di Benevento, un ricordo che non deve cadere nell’oblio.

                                                                                                    Il presidente
                                                                                        Cav. Prof. Michele Benvenuto


Medaglia inviata dal Capo dello Stato in occasione della I° Edizione della DELETA BENEVNETUM





DELETA BENEVENTUM

Visita culturale Paestum e Velia



VISITA CULTURALE A PAESTUM E VELIA

   
 Domenica 09  giugno                  


ore 7.30
partenza da P.zza Risorgimento;
ore 9.30
arrrivo a Paestum e visita all’area archeologica
ore 11.30
partenza per Casalvelino Marina
ore 12.00
arrivo alla struttura COPACABANA  di Casalvelino Marina
ore 13.00
pranzo – Menù a base di pesce
ore 16.00
visita all’area archeologiva di Velia
ore 18.00
partenza per: (probabile sosta per visitare a Pioppi Il Museo del Mare) – Acciaroli - Costa cilentana – Acropoli – Battipaglia - Benevento
ore 21.00      -  arrivo a Benevento



La Segreteria organizzativa

Riferimenti: prof. Michele Benvenuto
335.5215964 – 366.5686041






Poseidonia venne fondata verso il 600 a.C. per opera dei Sibariti, i quali, come ci informa Stra­bone, per prima cosa eressero una rocca fortifi­cata sul mare, forse sul promontorio di Agropo­li, a sud della pianura pestana, dove sono stati rinvenuti significativi resti di un tempio arcaico, probabilmente intitolato a Poseidon, la divinità eponima della nuova città. Altri luoghi di culto dovet­tero sorgere a protezione dei confini della nuova fondazio­ne: di essi, il più importante, per la monumentalità dei re­sti e per la valenza religiosa, fu il santuario di Hera sulla riva sinistra del fiume Sele. Al momento stesso della fondazione i coloni si preoccuparono di individuare l’area destinata alle attività agricole e alle sepolture e quella della futura città, quest’ultima a sua volta divisa in grandi zone funzionali, riservate rispettivamente alle attività religiose, a quelle politiche e a quelle private. Se dei grandi templi del santuario settentrionale (il cd. tempio di Cerere) e del santuario meridio­nale (la Basilica e il cd. Tempio di Nettuno) non si era mai perduta completamente la memo­ria, pur se affidata fino alla metà del Settecento esclusivamente all'erudizione locale, il resto del­la città, salvo qualche testimonianza isolata, do­vette attendere gli scavi dei moderni, soprattutto quelli compiuti nel ventesimo secolo. Le ricerche degli archeologi, fra i quali vanno ricordati almeno Vittorio Spinazzola, Amedeo Maiuri, Pellegrino Claudio Sestieri, Mario Na­poli ed Emanuele Greco, hanno permesso di riportare alla luce strade,piazze, edifici sacri e edifici pubblici, case della città antica e insieme di ricostruire la storia di uno dei più importan­ti siti della Magna Grecia, che a due secoli dalla fondazione vide l'avvento dei Lucani e più tardi conobbe il dominio di Roma, dopo il quale vi furono solo ab­bandono, malaria e povertà.
La «riscoperta» della città avvenne alla metà del 1700 e la fama di Paestum e dei suoi mirabili templi si diffuse fra gli intellettuali di tutta Eu­ropa, promuovendo l'intramontato mito dell'ar­chitettura greca ed eleggendo il dorico pestano a simbolo della forza e del rigore dell'antico. Oggi chi visita l'area archeologica si trova di fronte a una miriade di monumenti e di testi­monianze di epoche diverse, da quella greca a quella romana, e deve compiere il difficile, ma fascinoso e suggestivo sforzo, di ricomporre i singoli frammenti attraverso il lungo cammino della storia. Scoprirà allora che assai poco si è conservato delle prime fasi di vita della città: le ceramiche greche dall'area dell'abitato e delle tombe (in esposizione al Museo) e i resti di un tempietto arcaico con grondaie a teste leonine, numerate con le lettere dell'alfabeto acheo (anch'esse in esposizione al Museo), rinvenuti a sud del cd. tempio di Cerere, nell'area del santuario setten­trionale. Assai più ricca è la documentazione contem­poranea restituita dal santuario di Hera al Sele, fra cui spicca l'imponente complesso di metope scolpite con episodi del mito di Eracle e del ci­clo troiano, che rappresentano a buon diritto il cuore della sezione greco lucana del Museo di Paestum. Al decenni finali del VI secolo a.C. appartengo­no le opere di definizione dell'impianto urbano, con la creazione degli isolati e dei tracciati viari e la realizzazione dei grandi spazi pubblici e delle monumentali aree sacre: fu allora che venne ri­tagliata l'area dell'agorà e edificato il sacello eroi­co del fondatore, simbolo della coscienza civica e politica della comunità. Di esso il rinnovato percorso museale espone lo straordinario corre­do, costituito da otto splendidi vasi di bronzo, un'anfora attica a figure nere con rappresenta­zione dell'apoteosi di Eracle e cinque lunghi spiedi di ferro, originariamente deposti su una tavola di pietra, a memoria degli aspetti rituali e sacrali della cerimonia arcaica del banchetto. All'incirca contemporanei sono i primi templi di pietra: la cd. Basilica (in realtà un tempio di Hera) nel santuario meridionale, significativa­mente intitolato alla dea madre degli Achei, la stessa del santuario del Sele, e il più recente tempio di Cerere (in verità di Athena) nel santuario settentrionale. Al V secolo a.C. appartengono invece l'ekklesia­sterion, l'edificio dell'agorà destinato, qui come nella Grecia propria, alle assemblee politiche, e il cd. Tempio di Nettuno del santuario meri­dionale, quasi certamente dedicato a Zeus o ad Apollo, capolavoro dell'architettura greca dello "stile severo". Da quest'area proviene la bella sta­tua fittile di Zeus in trono, esposta nei Museo e datata intorno al 530-520 a.C. Uno dei monumenti più famosi della Poseido­nia di età classica resta la tomba del Tuffatore,del 480-470 a.C., che ha restituito le celebri pitture con scene di simposio e con la raffigura­zione, sulla lastra di copertura della cassa, di un giovane nudo che si lancia nell'aria superando una costruzione in blocchi in direzione di uno specchio d'acqua sottostante. Alla fine del V secolo a.C. i Poseidoniati vengo­no sconfitti dai Lucani, una popolazione italica appartenente a quella stirpe sannitica che era oramai dominante in tutta la Campania, a Ca­pua e a Cuma. I segni più vistosi di questa fase rimangono in alcune parti della poderosa cinta muraria, con porte e torri di difesa, rimaneggiata poi dai coloni romani, e nelle decine di tombe dipinte esposte al Museo, che costituiscono il più cospicuo corpus di pittura funeraria che il mondo antico ci ha lasciato. Il carattere ricor­rente delle scene figurate (il ritorno del guerrie­ro, i giochi e il cerimoniale funebre, le scene di caccia e di duello, le attività della sfera domestica femminile), insieme all'analisi degli oggetti del corredo di accompagno, ha consentito di resti­tuire un quadro degli usi e delle credenze fune­rarie della comunità. Anticipatrici di mode e tendenze che saranno proprie della cultura figurativa di epoca romana sono infine le tombe a camera di Spinazzo, che, sullo scorcio del secolo e alla vigilia della nuova colonia, esibiscono scene di commiato e cortei funebri con veri e propri ritratti realistici.
La statua bronzea del Marsia apre la sezione romana del Museo: a ragione essa è stata definita un'opera simbolo della raggiunta libertà daparte dei coloni, così come ci insegnano gli autori antichi e la statua gemella d Foro di Roma.
I nuovi occupanti non modificarono nella sostanza il tessuto urbanistico della fase greco-lucana: restaura­rono i vetusti templi di pietra e mantennero la divisione per stri­gas degli isolati. Assai più incisivo fu però il loro in­tervento nel cuore della città politica, dove provvidero a cancellare la me­moria del sacello eroico e dell'ek­klesiasterion, e a realizzare il Foro, con i nuovi tipi edilizi del Comizio, della Basilica e del Macellum. Se le iscrizioni e le stipi votive restitui­scono un'idea delle rinnovate forme di religiosità pubblica, le abitazioni private, con i loro ricchi apparati decorativi (mosaici e marmi), testi­moniano l'avvento delle nuove mode di ispirazione ellenistica.
Per l'età imperiale, particolarmente ricca è la documentazione epigrafica.

Da: POSEIDONIA –Soprintendenza per i Beni







 



CULTURA ED ARTE, RISORSE DEL TERRITORIO BENEVENTANO
Veramente interessante l’incontro che si è svolto il 28 maggio u.s. presso il Convitto Nazionale Giannone, per iniziativa dell’ Archeoclub di Benevento e riguardante il Conservatorio Musicale, risorsa del territorio beneventano, su cui è possibile sviluppare alcune considerazioni di più ampio respiro, sia per il merito che per la sostanza. Infatti, il primo riferimento positivo va rivolto al Preside De Cunto che ha avuto la sensibilità di mettere a disposizione dell’Associazione beneventana dell’Archeoclub d’Italia i locali della scuola, dando un chiaro segnale di considerare l’Istituzione scolastica, da lui diretta, una emanazione culturale in stretto rapporto con il territorio. La scuola, infatti, per la sua intrinseca vocazione, ha proprio questa funzione: non limitarsi a sviluppare al proprio interno il dibattito educativo, ma aprirsi all’esterno in modo da coinvolgere nel processo culturale anche coloro che sono di sostegno e di supporto allo sviluppo competenziale che una scuola viva riesce a produrre e manifestare. Spesso il pubblico, degli alunni e dei loro genitori ed anche degli operatori scolastici,  è abituato a pensare la scuola come luogo chiuso, per addetti ai lavori. Pensate, invece, a quanti vantaggi, anche didattici, potrebbe arrecare l’utilizzo dei locali negli spazi e nei tempi non specificamente riservati all’ orario delle lezioni come fa il Preside De Cunto. Splendido esempio di come si possa innescare una relazione extrascolastica di approfondimento tra i diretti fruitori del servizio scolastico e coloro che dall’ esterno contribuiscono al dibattito culturale che conduce all’ ampliamento della conoscenza, al rilievo formativo e critico delle giovani menti degli studenti, alla concretezza di doversi misurare con il mondo esterno che è altrettanto reale di quello che essi vivono giornalmente per il tempo-scuola. Tutto ciò significa avere una considerazione dell’Istituzione Scuola che deve essere in grado di manifestare la propria identità ed appartenenza in un contesto più vitale e franco che è rappresentato dalla società civile, cui la stessa scuola appartiene. La scuola non va considerata, anche materialmente, il Tempio del sapere il cui accesso è riservato agli adepti, che in tal modo rischiano di considerarsi casta privilegiata, ritualistica  ed esclusiva; essa è  invece, luogo di servizio in cui tutte le componenti esercitano ruoli e funzioni diversi volti alla crescita complessiva sociale, agendo come agenzia educativa del territorio, aperta a quanti, associazioni, gruppi, enti stabiliscono intese e sviluppano relazioni da proporre e condividere nella prospettiva  di uno sviluppo morale, civile e, perché no, anche economico. Questo aspetto non secondario ha trovato modo di esprimersi nella relazione della Prof.ssa Della Sala, direttrice del Conservatorio di Benevento che ha affrontato la problematica proposta “Il Conservatorio, risorsa (di eccellenza, aggiungiamo noi) del territorio”. Quasi ci fosse stata un’intesa con le parole di presentazione della serata da parte del Preside De Cunto, la direttrice Della Sala ha illustrato l’operato del Conservatorio attraverso le iniziative assunte e le attività svolte sul territorio, ad indicare quale è il ruolo che esso ha assunto nel contesto cittadino e provinciale. La politica di fondo, sviluppata nel tempo, è stata quella di incentivare, attraverso una costante opera di accompagnamento, l’ esercizio della professione musicale con la partecipazione ad eventi cui diversi enti o istituzioni partecipavano in modo da stabilire rapporti anche economici, in maniera  trasversale, per sviluppare sinergie che promuovessero il territorio in toto, coinvolgendo e cooperando co i diversi contesti sociali ed economici (si veda, ad es. il turismo, la ristorazione, lo spettacolo). Ovviamente tutto questo può essere fatto solo se si adeguano le strutture di lavoro in maniera organica ed idonea a supportare l’attività collaborativa. Ad esempio, la sala di registrazione di musica digitale, esistente nel Conservatorio favorisce la possibilità di creare un indotto significativo nel campo della produzione e commercializzazione della musica, richiamando artisti e tecnici in grado di rispondere alle esigenze del mercato. Questo è uno dei tanti esempi che permettono di schiudere nuovi orizzonti nel  contesto delle opportunità di lavoro che innescherebbe un ciclo virtuoso nell’ utilizzo di risorse, spesso nascoste o scarsamente considerate. Tutte le istituzioni esistenti e non solo quelle scolastiche, possono fare molto, se solo smettessero di essere autoreferenziali, di sentirsi chiuse alle sollecitazioni esterne, spesso considerate un’intrusione che distrae gli addetti ai lavori dal loro compito e che può essere sinteticamente espressa dal :” non disturbate il conducente, che ha tanto da fare per suo conto”. E’ innegabile che un atteggiamento del genere può solo generare immobilismo, perché isola dal contesto. Ritornando all’incontro, ha fatto enorme piacere ai presenti riscontrare nei responsabili di istituzioni importanti quali il Liceo Artistico Artistico ed il Conservatorio Musicale un tale atteggiamento e comportamento di apertura nei confronti della società civile, che, lo ricordiamo, siamo tutti noi, e non una realtà a sé stante. In questo senso l’autonomia scolastica è una carta ancora tutta da giocare, anche se non mancano, come in questo caso, esempi illuminati, ancora troppo poco considerati per la loro giustezza propositiva. A chiudere la serata e l’incontro, il maestro Minicozzi con la figlia Maura ,  presenti in sala, hanno dato prova concreta e coerente di quanto è stato ampiamento discusso. Infatti, sono state presentate al pubblico musiche originali, da loro stessi composte, che pubblicheranno e registreranno, a questo punto, si spera, presso il Conservatorio perché si avvii in questo contesto provinciale una collaborazione fattiva tra pubblico e privato, in modo da promuovere le positività che emergono dalla società. Il maestro Minicozzi, socio dell’Archeoclub, per parte sua, parteciperà ad una iniziativa promossa dalla Sede Nazionale di Archeoclub d’Italia e che riguarda il recupero di opere musicali andate disperse o non conosciute, perché, magari,  sepolte in archivi e lì dimenticate,  per  riportarle alla luce e metterle a disposizione della comunità come bene di tutti, in una sorta di archeologia musicale che sostenga lo sviluppo di nuove conoscenze per caratterizzare meglio il nostro passato..
Solo per incidens, a proposito dell’ incontro, la sede locale dell’ Archeoclub  ha allo studio altre iniziative che possano incontrare il favore della popolazione e della cittadinanza, non volendo questa Associazione perseguire, come affermato dal Presidente Michele Benvenuto,  una politica di isolamento bensì rinunciando all’ influsso soporifero della Bella Dormiente, per muoversi in una prospettiva allargata verso un pubblico, il più ampio possibile, attraverso un percorso comunicativo che dia la giusta considerazione dei beni culturali che questa parte del territorio offre.
                                                                                              Giuseppe Russo