
domenica 4 maggio 2014
La grotta di San Michele sul Gargano
La grotta di San Michele sul Gargano

La formazione del promontorio garganico risale al
periodo Giurassico quando iniziò la sedimentazione delle attuali rocce in
condizioni climatiche e paesaggi tipicamente tropicali.
Oltre a rocce di sedimentazione, il Gargano è
costituito da rocce formatesi in ambiente marino e successivamente emerse per
le oscillazioni del livello marino; il primo sollevamento d'una certa entità
del Gargano sembra essere iniziato nel Miocene e proseguito con fasi alterne
nel Pliocene, quando questa regione iniziò ad assumere La morfologia attuale
caratterizzata da un intenso carsismo ovvero da fenomeni di dissoluzione del
carbonato di calcio nelle rocce calcaree tanto da dar vita all'esisteza di
numerose grotte.
Ed è in questa caratteristica geomorfologica che si colloca la
formazione della grotta di San Michele a Monte Sant Angelo ove si raggiunge la
quota di circa 1.000 m sul livello del mare.
L'attenzione alla grotta di San Michele risale al
primo secolo d.C. e, sia nel periodo in cui era dilagante il paganesimo, sia
nel periodo della cristianità, è stata sempre oggetto di preghiere e
pellegrinaggi.
Chi ha dato la maggiore diffusione del culto
dell'Arcangelo Michele, furono i Longobardi.
Questi erano un popolo inizialmente votato al
paganesimo e, come tali, combattetero il cristianesimo; Zottone, cui venne
affidato il Ducato di Benevento da Autari nell'anno 570 d.0 fu appunto uno dei
più acerrimi persecutori.
Alla morte di Zottone il Ducato di Benevento fu affidato ad Arechi I il
quale si spinse alla conquista della costa Ionica ed Adriatica.
Gli successe Romualdo cui andò in sposa Teodorata
alla quale si deve la conversione al cattolicesimo del marito e,
successivamente, di tutti i longobardi pagani dediti al culto del serpente ed
alla pratica dei sabba fin quando non intervenne san Barbato, al tempo vescovo
di Benevento, il quale recise l'albero di noce sotto il quale si radunavano
"le streghe" che si abbandonavano ad orgiastiche danse.
A questo punto si inserisce la storia della grotta di San Michele che
non può essere scissa dalla conquista delle terre apule e sipontine da parte
dei longobardi.
La
grotta, già nel i secolo d.C. era luogo di culto pagano verso il quale
accorrevano numerosi pellegrini; la divinità invocata era Calcante, mitico
indovino che prese parte alla guerra di Troia e che veniva invocato per
ottenerne profezie.
I
pellegrini pagani trascorrevano una intera notte nella fredda grotta avvolti in
pelli di animali aspettando che con il risveglio venisse loro rivelata la
profezia che anelavano.
Gargano era un pastore assai ricco ed un giorno un
toro della sua mandria, ritenuto disperso, fu trovato
accovacciato all'ingresso della grotta in atto di
adorazione.
Gargano,
sconvolto dall'ira, gli scagliò contro una freccia avvelenata ma questa, con
stupore di tutti, anzicchè colpire il toro colpì lo stesso pastore che ne venne
ucciso.
A seguito di questo inspiegabile
episodio, San Michele apparve al Vescovo Lorenzo svelandogli che si era scelto
quel luogo verso il quale aveva rivolto la propria protezione.
Una seconda apparizione
dell'Arcangelo avvenne allorchè i Longobardi convertiti, con il suo aiuto,
sconfissero in battaglia i Bizantini pagani conquistando la Daunia.
Una terza
apparizione riguarda la rivelazione del Santo al Vescovo di Siponto che
intendeva consacrare la grotta dando inizio ufficiale in essa del culto
cristiano; San Michele rivolgendosi al Vescovoebbe a dire che egli stesso aveva
edificato la grotta e che l'aveva consacrata e che pertanto non erano necessari
altri riti se non quello di dare inizio alla celebrazione della Santa Messa.
I Longobardi ne
fecero da subito oggetto di culto della grotta e Paolo Diacono nella seconda
metà dell'Vlfl secolo descrive come l'Argangelo Michele avesse suscitato in
questa popolazione un enorme fascino considerandolo il Santo Guerriero.
Si stabiliì un
vero legame tra San Michele ed i Longobardi che ne diffusero il culto in tutto
il ducato tanto da coniare una moneta sulla quale venne effigiato l'Arcangelo
Michele con scudo e lancia.
Una iscrizione
latina posta all'ingresso, sul portale destro che introduce alla grotta sì
legge:
TERRIBILJS EST
LOCUS ISTE HIC DOMUSDEI EST ET PORTA COELI che tradotto
significa questo luogo è impressionante, questa è la casa di Dio e la porta del
cielo.
Sull'arco posto
sul portale inferiore che immette nella grotta, sono incise le parle che San
Michele rivolse al Vescovo Lorenzo:
UBI SAXA PANDUNTUR IBI PECCATA
HOMINUM DIMITTUNTUR - nello spazio di questa caverna sono perdonati i peccati
degli uomini.
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